Sai l’inglese? Beh, lo mastico! È una frase che si sente molto frequentemente, in qualsiasi ambiente (e anche in tanti uffici). La stessa enciclopedia Treccani riporta sotto la voce “masticare una lingua”, riporta il significato: “familiare e scherzoso: masticare bene (o male) una lingua, essere capace di esprimersi in essa più o meno bene”.
Ma se sei titolare di un’impresa e a masticare l’inglese sono i tuoi dipendenti, forse è il caso che consideri di organizzare seri e validi corsi di inglese per loro, al fine di far crescere l’organizzazione e ottenere un vantaggio competitivo sui competitor.
Si, perché l’inglese è ormai un’importantissima leva di business, e nelle capacità di comunicazione di chi lavora per te e con te non ci può essere niente di scherzoso o poco preciso, nessuno spazio per chi è capace di esprimersi “più o meno bene”: al lavoro, l’inglese è una cosa seria!
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Gli errori più comuni tra chi mastica l’inglese
Una conoscenza solo scolastica o superficiale di una lingua straniera porta a compiere errori anche molto gravi. In inglese, le insidie principali sono i false friends, le tante irregolarità grammaticali e ovviamente le profonde differenze rispetto all’italiano.
Ecco alcuni degli errori comuni che gli italiani che “masticano” l’inglese tendono a commettere:
- Il soggetto, questo sconosciuto
In inglese, a differenza dell’italiano, è sempre obbligatorio esplicitare il soggetto. Per questo, succede spesso di sentire frasi “monche” e incomplete tra chi non possiede solide basi di grammatica.
- L’incubo dei verbi irregolari
Pur essendo “solo” il 3% dei verbi presenti nella lingua inglese, i verbi irregolari (quelli che non formano il passato aggiungendo il suffisso –ed come nella regola generale) sono i più utilizzati… e sono completamente imprevedibili! Ecco perché gli italiani tendono a sbagliarli spesso.
- Present simple o continuous?
In inglese, il present simple non serve per indicare un’azione che si sta svolgendo nell’esatto momento in cui si parla: a questa funzione è deputato invece il present continuous. Quindi, non si dice “I read a book now” ma “I’m reading a book now”. Solo che per gli italiani non è così facile da mettere in pratica!
- Make o do?
I verbi to make e to do vengono spesso utilizzati in modo errato. Make ha un’accezione più “fisica”, si usa quando si fa o crea materialmente qualcosa, mentre Do ha a che fare con lo svolgere un’azione.
- La s dimenticata
I verbi inglesi vogliono sempre il suffisso –s quando sono declinati alla terza persona singolare. Ometterla è un errore gravissimo, ma purtroppo molto diffuso.
- I false friends
Infine, c’è la vastissima categoria dei false friends, quei termini che per assonanza fonetica o somiglianza grafica con l’italiano inducono spesso in errore perché sembra che abbiano lo stesso significato, e invece ne hanno uno diverso. Qualche esempio? Il dependant non è dipendente di lavoro, ma familiare a carico, eventually non significa eventualmente ma alla fine, i parents non sono i parenti ma i genitori…
Perchè (e come) organizzare corsi di inglese per i tuoi dipendenti
La conoscenza dell’inglese fa la differenza nel mondo del lavoro, ormai in ogni settore. Avere collaboratori che parlano in modo competente la lingua permette di abbattere le barriere comunicative e di avere accesso ad un più ampio bacino di informazione.
Da molti decenni, l’inglese è ormai la lingua franca a livello globale.
Ma non solo: è la lingua del business, della tecnologia e dell’innovazione, in ogni ambito.
Soprattutto, l’inglese è una grandissima spinta all’internazionalizzazione dell’azienda, perché aumenta esponenzialmente le opportunità di business all’estero, non solo nei paesi anglofoni ma davvero in tutto il mondo. L’inglese permette infatti di:
- guardare al di là dei confini del mercato nazionale ed effettuare nuove vendite all’estero;
- comunicare efficacemente con i clienti, fidelizzandoli e aumentando la loro soddisfazione;
- comunicare efficacemente con partner, fornitori stakeholders;
- diminuire i costi di contatti e transazioni internazionali
- minimizzare disservizi e incomprensioni all’estero
- aumentare il prestigio aziendale
- promuovere la crescita umana e professionale delle risorse umane
Per tutti questi motivi, è fondamentale aggiornare le competenze linguistiche dei dipendenti con corsi di inglese validi e mirati.
Utile in particolare scegliere i percorsi che si focalizzano sul Business English, quel patrimonio di termini ed espressioni tipiche utilizzati nel mondo degli affari e nella vita quotidiana in ufficio, che comprende anche i vari sottolinguaggi specifici necessari per i diversi ruoli aziendali: per esempio english for management (l’inglese per i livelli più alti della dirigenza), english for email (per le comunicazioni via posta elettronica), english for telephoning (per le comunicazioni al telefono), english for negotiations (l’inglese utilizzato dal management per gestire le contrattazioni commerciali), english for sales (per chi opera nel settore commerciale-vendite).
I tipi di corsi per i tuoi dipendenti
I corsi di inglese migliori per i tuoi dipendenti sono quelli:
- Personalizzati, che partono dall’analisi del livello di partenza del singolo corsista e dalle sue esigenze (anche in relazione al suo ruolo in azienda) e gli offrono un programma tagliato su misura.
- Flessibili, che permettono di organizzare le lezioni in modalità asincrona e attraverso piattaforme di e-learning, con moduli da seguire quando e dove si vuole, per armonizzarsi con i mille impegni della vita lavorativa.
- Che offrono tutoraggio costante e continuo.
- Che sono tenuti da docenti esperti e appositamente formati, possibilmente madrelingua.
- Che si basano sui metodi didattici più innovativi, che prevedano modalità di blended learning e contenuti validi e aggiornati.
Frequentare un corso, per ogni dipendente, significa passare da un inglese solo “masticato” a una reale competenza linguistica approfondita, indispensabile per la propria crescita e anche per quella dell’azienda.
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